
Quasi amici è capace a mettere in scena un romanzo che riscalda il cuore e rischiara lo spirito a furia di risate liberatorie.
La storia di Philippe e Driss non persegue la canonica scansione da commedia romantica ma ha un'andatura che vaga, che fiancheggia la crisi del rapporto e le sue difficoltà senza mai forzare il realismo.
Molto è merito di un casting integro che, si scopre alla fine, ha avuto l'audacia di discostarsi parecchio dalle fisionomie dei personaggi originali. Sul corpo statuario sebbene non esattamente scolpito (come sarebbe invece accaduto in un film hollywoodiano) di Omar Sy passano infatti tutte le istanze del film. Dai suoi sorrisi alle sue indecisioni fino alla sua precisione, ogni istante è deciso a partire da quello che l'uomo nero può esprimere nella cultura francese odierna. Componente rischiosa quando vuole impaurire un fidanzato che merita una lezione o un presuntuoso vicino che impedisce il passaggio, indifesa vittima della società quando ha bisogno di un aiuto, forza primitiva e vitale quando balla e infine carattere autorevole quando tenta approcci improbabili con le algide segretarie.
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