domenica 22 aprile 2012

MORTO CHUCK COLSON, FU CONSIGLIERE NIXON

NEW YORK - Chuck Colson, una delle personalita' della Casa bianca coinvolte nella scandalo Watergate che nel 1974 porto' alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, e' morto oggi all'eta' di 80 anni, in un ospedale della Virginia. Inseguito per anni dalla fama di essere ''un artista degli sporchi trucchi'', capace di dire e di confermare a distanza di anni di essere ''pronto a passare su mia nonna'' per ottenere la rielezione di Nixon alla Casa Bianca, dopo aver scontato una condanna a sette mesi di prigione divenne un importante leader evangelico, affermando di essere ''nato di nuovo''.
Tra gli ''sporchi trucchi'' di cui si rese protagonista spicca in particolare la compilazione che fece di una ''lista di nemici'', in cui comparivano i nomi di uomini politici, giornalisti e attivisti che riteneva rappresentassero una minaccia per la Casa Bianca. Tra di loro c'era probabilmente un alto funzionario del Pentagono, Daniel Ellsberg, contro cui orchestro' una campagna di diffamazione sospettandolo di aver fatto filtrare al Washington Post e al New York Times una storia top-secret sulla guerra in Vietnam.

Nello scandalo Watergate non ebbe un ruolo da protagonista, ricorda oggi il Washington Post, ma comunque fu lui a telefonare nel febbraio del 1972 al comitato per la rielezione di Nixon per chiedere di approvare al piu' presto un non meglio precisato ''programma di intelligence'' e fu proprio il 'team' che lui aveva reclutato per il lavoro contro Ellsberg a fare irruzione in una suite del Watergate per spiare il quartier generale democratico in un anno elettorale.
A causa della sua reputazione, Colson lascio' lo staff della Casa Bianca nel 1973, un'anno prima delle dimissioni di Nixon, e fu per la vicenda Ellsberg che fini' in prigione, e ebbe l'illuminazione per creare un'associazione che si occupasse di promuovere riforme del sistema carcerario e di favorire la conversione cristiana dei detenuti. Un'attivita' per cui nel 2003 ebbe un invito alla Casa Bianca da George W. Bush, che, anche citando il suo esempio, sosteneva che iniziative basate sulla fede possono aiutare l'America.

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