I casi di morte improvvisa per motivi cardiaci, come quello del calciatore del Livorno, in Italia sono rari: tra i 16 e i 64 anni, 11 ogni 100.000 persone l'anno, mentre tra chi fa sport sotto i 35 anni, uno ogni 300 mila. Poco per preoccupare, abbastanza per stare attenti.
Chiunque voglia fare attività fisica, competitiva o amatoriale con una società sportiva, deve sottoporsi a esami clinici che accertino il buono stato di salute. <<Questo sistema ha permesso di abbattere il numero di morti improvvise tra gli sportivi, agonisti e non>>, spiega Antonio Spataro, medico della Nazionale italiana di canottaggio ed ex dell' As Roma. <<La visita per chi fa attività a livello amatoriale consiste nell'auscultazione del battito cardiaco e nel controllo di vista e udito. Chi invece vuole ottenere l'idoneità per l'agonismo deve sottoporsi a controlli più accurati>>. Il primo passo è l'elettrocardiogramma sotto sforzo: l'obiettivo è capire il comportamento del cuore e la capacità di recupero dopo lo sforzo. La seconda tappa è la spirometria, per controllare la capacità polmonare e il grado di apertura dei bronchi.
Ultimo passo, l'esame delle urine: serve a valutare l'eventuale presenza di malattie infiammatorie. Analizzati questi dati, il medico sportivo può anche chiedere di approfondire il quadro medico con esami del sangue.
<<Dunque, i controlli medici che permettono di allenarsi in tutta tranquillità esistono>>, rassicura Spataro, che aggiunge: <<dobbiamo stare molto attenti a non demonizzare lo sport e ingigantire tragedie come quelle capitate a Morosini: si tratta di eventi rari, si può morire improvvisamente anche facendo una corsa per andare a prendere l'autobus>>.
<<Non c'è nessuna epidemia>>, rassicura Spataro.
<<Bisogna, invece, inculcare nelle persone e nelle società sportive la cultura della prevenzione>> che dev'essere attuata ogni volta che è necessario, a partire dai più piccoli fino agli anziani e con più visite l'anno.
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