Aumentano le meduse. Al contrario delle api e piuttosto, come i topi e le zanzare, sono tra le poche specie che paiono approfittare deicambiamenti che l’azione dell’uomo provoca sugli equilibri del pianeta. Non sono osservazioni e avvistamenti generici o i media a caccia di scoop a generare la paura.
Stavolta è una ricerca seria ed approfondita ad accendere i riflettori sul fenomeno. Sono state esaminate le informazioni disponibili dal 1950 ad oggi per più di 138 differenti popolazioni di meduse in tutto il mondo. Ebbene, è in crescita sempre più preoccupante il numero di meduse presenti nei mari di quasi tutte le latitudini del globo terraqueo. Lo dice uno studio condotto in partnership dai ricercatori della University of British Columbia (Canada) e della University of East Anglia (Gran Bretagna).
Nella prima ricerca condotta a livello mondiale sul tema e intitolata “Increasing jellyfish populations: trends in Large Marine Ecosystems” sono state monitorate numerose specie di meduse inquarantacinque dei sessantesi grandi ecosistemi marini.
Ebbene, la densità e la presenza di “jellyfish” risulta in aumento in ventotto ecosistemi (62% dei casi), compresi il Mar Nero, il Mediterraneo, alcune zone dell'Asia orientale, le acque dell'Antartide e dell'arcipelago delle Hawaii; in quattordici ecosistemi emerge una situazione di sostanziale stabilità e soltanto in tre zone, il 7% di quelle analizzate, si evince una tendenza al calo delle presenze.
Specie invasive sono state inoltre rintracciate in ventuno delle quarantacinque aree considerate e il loro espandersi non contenuto in ambiti come il Mar Mediterraneo e il Mar Nero dovrebbe servire da campanello d'allarme per altri ecosistemi naturali.
I motivi di questo sviluppo accelerato e pernicioso per la pesca, il turismo e l’equilibrio dell’ecosistema marino?
La ricerca sottolinea come il fenomeno si verifichi con più frequenza proprio nelle aree più antropizzatee accerta una relazione con inquinamento, pesca eccessiva e riscaldamento delle acque. Ma non sono le uniche cause e si tratterà di studiare ancora più a fondo il fenomeno.
La ricerca sottolinea come il fenomeno si verifichi con più frequenza proprio nelle aree più antropizzatee accerta una relazione con inquinamento, pesca eccessiva e riscaldamento delle acque. Ma non sono le uniche cause e si tratterà di studiare ancora più a fondo il fenomeno.
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