E ancora: "Voglio cambiare le regole del gioco nel mondo del rock". Non solo Facebook per il rocker che si apre a Corriere e Repubblica
Vasco su Facebook, ovvero: il tormentone dell'estate 2011. Lo ama, Vasco, questo popolare social network, lo usa, ne abusa, lo incensa, gli attribuisce meriti enormi, tra i quali l'averlo liberato, emancipato da stampa e giornalisti nella comunicazione col proprio pubblico. Ora, grazie a Facebook, ai suoi fan può parlare direttamente, senza filtri e falsità e "capisco che a molti dia fastidio che il potere di comunicazione prima riservato solo a loro adesso ce l’abbia anch’io", scrive il rocker di Zocca sulla sua pagina personale.
Tuttavia non disdegna ancora del tutto i metodi più tradizionali - i tanto vituperati stampa e giornalisti- quando deve sganciare qualche bomba delle sue. E così telefona ai due principali quotidiani italiani -Corriere della Sera e Repubblica - che volentieri lo assecondano ed escono nello stesso giorno con un'intervista ciascuno al Komandante, firmate, rispettivamente, Mario Luzzato Fegiz e Ernesto Assante. A loro Vasco regala qualche chicca, ma torna anche abbondantemente su concetti già espressi in precedenza, nel caso a qualcuno non fossetro chiari. O non lo seguisse su Facebook.
LA SALUTE"Il vero problema è che non hanno capito cosa ho. C’è una macchia nera sopra i polmoni e poi un dolore come se avessi una palla di grasso fra le scapole. Dolori pazzeschi. Mi hanno rivoltato come un calzino, mi hanno riempito di antibiotici e antidolorifici. Ma non è stata fatta una diagnosi precisa. E questo non mi piace" (Corriere della Sera)
IL RITIRO E LA DEPRESSIONE"Io non ho mai detto che mi ritiro, l'avete fatta voi confusione. Io sono un provocatore, sono sempre il solito, in Italia l'ironia è una merce rara, uso un modo di parlare così, magari esagerato, ma lo è talmente che non si può non capire che sto scherzando non mi si può prendere sul serio. Io dico che ho avuto un momento di tristezza nel 2001, era morto prima Massimo Riva, il mio chitarrista, poi un mio carissimo amico d'infanzia, mi sentivo un sopravvissuto, niente mi sembrava più importante, e ho preso pastiglie antidepressive, blande, dosi minime, un calmante e delle vitamine, un momento che ho superato. E i giornali scrivono che sono depresso, sono finito, sono malato. Tutti pronti a rompere le palle a me e a dare un'immagine diversa da quella vera. Beh adesso c'è Facebook e io dico quello che voglio e quando voglio". (Repubblica)
LA MUSICA"Voglio cambiare le regole del gioco nel mondo del rock: voglio essere libero di parlare di cantare di suonare di volare. Chiudere una carriera". "Sono cambiati i modi i tempi. Voglio mettere canzoni in Rete quando ne ho voglia, provocare, creare. Sparigliare. Eccomi qua, prigioniero di una struttura di spettacolo talmente grande che entra solo in pochissimi stadi italiani. Che bella soddisfazione! Quanto ai dischi sono quattro anni che litigo con quelli della Emi per fare ogni tanto un brano da mettere in rete senza essere obbligato a fare un album con tutti i riti pagani della presentazione" (Corriere della Sera)
FACEBOOK"Io su Internet guardavo solo la mail, un po' di YouTube, e pensavo che Facebook fosse una cagata. Poi ho iniziato a vederlo, ho aperto anch' io una pagina a mio nome". "Adesso ci sono due milioni e trecentomila persone, una potenza di comunicazione immensa, ho ritrovato la mia Punto Radio di quando ho cominciato e tutti i giorni parlo. Mi scaravento su Internet. Mi diverte moltissimo, non capisco perché ci sia tutta questa demonizzazione, tutti che mi dicono che esagero, che non dovrei farlo. Invece io mi diverto, è come la radio, si parla con tutti". "Mi danno del matto, dicono che è un segno del mio malessere. Ma quale malessere! Io sto benissimo. Sono a casa, mi devo rompere le palle con la convalescenza, sono ancora debole, ma tornerò più forte di prima, e ho un sacco di idee nuove che rimarrete stupiti. Io sono un idiot savant, molto più idiot che savant, ma mi vengono delle geniate che io rimango stupefatto, forse è il colpo di coda finale dell'artista. Ma intanto il declino non c'è, non è neanche cominciato". (Repubblica)
LIGABUE"Finiamola con questa storia che un artista non accetta mai di parlar male di un collega. Cerchiamo di non essere ipocriti. Io non sopporto il signorile silenzio di Ligabue che avalla l’idea che fra noi ci sia una competizione, una gara. Evidentemente lui crede davvero di poter competere con me. Dovrebbe invece dire apertamente e onestamente che in realtà abbiamo strade diverse, percorsi non confrontabili per molte ragioni. Invece tace, avallando questa specie di gara. Presuntuoso e arrogante. Basta sentire una canzone come "Fra palco e realtà" per capire che si sente un superuomo" (Corriere della Sera)
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