E' bastato uno schizzo di tempo, e lo scempio non ha prodotto alcun rumore.
Il vaso di coccio di una pianta grassa che silenziosamente rotola nel vuoto dal parapetto di un balcone ferisce un tredicenne coi bermuda e le scarpe da ginnastica di tutti i tredicenni.
Il bambino si accascia e scivola giù come un fantoccio.
La tragedia sotto gli occhi della mamma e del fratellino. E poi, subito dopo, l'urlo della mamma - un urlo spaventoso - come una sequenza dell'orrore dal chiasso lento e confuso dello shopping del tardo pomeriggio, in una delle strade più affollate della capitale, via Appia.
Christian Giacomini adesso, al San Giovanni, è stato dichiarato clinicamente morto, le macchine lo tengono in vita in attesa di un'eventuale autorizzazione per l'espianto degli organi, mamma e papà decideranno.
Laura (nome di fantasia) che lavora in un negozio sull' Appia e ha visto tutto, ripete come un automa: "Sangue, tanto sangue".
Il vaso viene sparato all'improvviso come un proiettile dal sesto piano dell'appartamento al civico là accanto, il 199/A.
Ci vive una signora anziana, che in quel momento non è in casa. Cura le piante come le signore anziane fanno sempre, con amore, con pignoleria. Chissà se le ha messe in sicurezza, chissà se conosce le norme, forse no.
Elisabetta Russo
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