AMERICAN HISTORY X
Gonfio di rabbia e violenza, Dereck, leader di un gruppo di
naziskin americani, viene mandato in galera a seguito di un
omicidio. Un calvario da cui esce cambiato, guarito e redento.
Ora lo aspetta il compito più difficile, salvare dal suo stesso
destino il fratello minore Denny, cresciuto nel suo mito e con
il desiderio di emularlo. Ma in certi quartieri di alcune città la
salvezza è impossibile. American history x è una riflessione
sull’odio e in questo caso è in scena il razzismo. E’ una storia
viva che ci racconta di ideali sbagliati che portano all’autodi
struzione. Racconta di ragazzi abbandonati a se stessi, svuota
ti dagli affetti e riempiti di odio per sopperire alle incertezze
che la vita ha loro offerto. American history x è una riflessio
ne amara ma composta e realista, sulla durezza della vita, sugli
errori di un giovane e sugli sbagli di un’intera società. Tony
Kaye, ex regista pubblicitario, qui alla sua prima opera, analizza
in modo lucido il fenomeno del razzismo e del neonazismo fra i
giovani americani facendolo originare, più che da un vero proprio
credo, dal malessere derivante dalla povertà, dall’ignoranza, dalla
mancanza di ideali e di prospettive. Il film si dispiega su due pia
ni temporali, il passato e il presente; il primo, caratterizzato da
un bianco e nero rende più cupa e spettrale l’atmosfera; il secondo,
dominato dalla luminosità del colore ci restituisce il senso della
realtà, dopo i deliri del passato. Semplicemente strepitoso, nei
panni di Dereck, Edward Norton, dotato di una naturalezza, di
un’espressività e di una gestualità che incantano, gli bastano un
lampo negli occhi o una semplice alzata di sopracciglio per cata
lizzare l’attenzione dello spettatore. Meritatissima la candidatura
all’Oscar, per questa performance davvero notevole. Danny ha il
volto bello e malinconico di Edward Furlong, nei panni del fratel
lo minore. Riesce a comunicarci, con l’intensità dello sguardo, i
suoi stati d’animo grazie anche a frequenti primi piani che mettono
in risalto quella sua aria innocente e malinconica. Di degna nota
anche gli altri interpreti. Ottima la fotografia e la regia di Kaye,
geniale e di valore la scelta di girare alcune scene, le più violente,
in bianco e nero. Il montaggio funziona perfettamente, generando
un buon ritmo e una tensione adeguata. Il film, vietato tra l’altro
ai minori di 14 anni, è effettivamente molto crudo e mostra scene
piuttosto violente. Le tensioni tra bianchi e neri sono costanti ed
in continua evoluzione. Un film coraggioso che mette sullo schermo
un problema, quello razziale, piuttosto attuale negli Stati Uniti. Un
film che fa rimanere senza parole, fa chiudere gli occhi in un paio
di scene, fa inorridire, ma ci sa tenere incredibilmente incollati allo
schermo, facendoci coinvolgere in un modo davvero inaspettato.
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