ARTICOLO SUL PRECARIATO
Oggi la precarizzazione si è imposta, anche in termini percentuali, come la questione più importante e urgente da affrontare. Precarietà e sfruttamento colpiscono soprattutto i giovani. L’insicurezza lavorativa perdura ormai da decenni. In Italia è in continuo aumento il popolo dei precari. Sì, coloro che “campano” attraverso contratti a termine, collaborazioni, lavori interinali. Il fenomeno sta dilagando rapidamente in tutti i settori: dagli avvocati ai vigili del fuoco, dagli infermieri ai giornalisti. Bisogna poi sfatare un mito, quello che i precari sono tutti giovani. I dati statistici mostrano invece che l’età media dei collaboratori a progetto è di trentasei anni, età in cui molto spesso si ha anche una famiglia, impresa non facile da portare avanti. Una situazione difficile quella italiana, in tema di occupazione e lavoro, fatta di contratti che scadono, occupazioni provvisorie, scarso riconoscimento di meriti, perdita di motivazione, difficoltà a programmare il futuro. Quando il posto di lavoro non offre tutele, garanzie e prospettive adeguate, tutte le sfere dell’esistenza in qualche modo ne risentono. L’incertezza economica attacca e corrode l’identità delle persone tanto che la sensazione pervasiva non è solo di lavorare da precari ma anche di vivere da precari. Questa condizione costringe a rimanere intrappolati nel presente, a ridimensionare le aspettative personali impedendo una programmazione del futuro; i più giovani corrono il rischio di rimanere in una sorta di limbo che rallenta il costituirsi di un’identità solida e stabile. L’irregolarità dei pagamenti, l’impossibilità di pianificare la propria vita a lungo termine sono fonte continua di preoccupazioni. Queste condizioni generano insicurezza psicologica e stress eccessivo. Insomma un vero e proprio “mal di precariato”. Il mondo dei precari, quindi, ha deciso di mobilitarsi e protestare contro questa situazione che pare senza soluzione. Sabato 9 Aprile, in tantissime piazze italiane, hanno manifestato migliaia di giovani sotto lo slogan “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta”. Un’agitazione indetta per protestare contro il precariato e la mancanza di diritti per un’intera generazione, in particolare quello allo studio, alla casa, al reddito, alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. La manifestazione è stata indetta da alcune associazioni di precari e ha avuto l’appoggio della Cgil, il cui segretario generale, Susanna Camusso, ha sfilato in testa al corteo a Roma. Ma cosa chiedono questi giovani precari che sono scesi in piazza? In molti dichiarano di voler rivendicare i diritti che oggi gli sono negati e ancora vogliono far sentire la loro voce e raccontare chi sono, perché vogliono un altro paese, un paese che investa sulla ricerca e sulle giovani generazioni invece di relegarle ai margini del sistema produttivo, mortificandone le competenze e cancellando ogni possibilità di realizzazione personale. Insomma chiedono alle istituzioni un paese nuovo che investa sulle nuove generazioni.

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