domenica 11 marzo 2012

HONEY 2

Locandina Honey 2
Dopo un periodo passato in riformatorio, per colpa della propria ingenuità e di Luis, Maria torna libera. Ha un lavoro come bidella e la protezione della madre di Honey, che la ospita e la tratta come una figlia. Durante una serata in discoteca, la ragazza fa sfoggio delle sue notevoli capacità di street dancer, attirando sia l’interesse di Luis, che la rivuole nella sua crew, i “718”, sia quelle di Brandon, un ragazzo modello con la passione del ballo. Dopo qualche battibecco sarà a quest’ultimo e al suo gruppo tanto onesto quanto inesperto (gli “HD”) che Maria accetterà di dare una mano. Obiettivo: partecipare al programma “Battle Zone” e battere in finale gli arroganti 718.
Lei si chiama Maria e ci sono due gruppi di ragazzi che ballano sulla strada ma Honey 2 è lontano da West Side Story quanto l’ultima di migliaia di fotocopie sbiadite, quella a cui non è rimasta nemmeno una goccia d’inchiostro. In compenso, sembra uscito, lucidato e plastificato, dalla stessa matrice dei vari “Step Up”, dei quali, però, non si sentiva affatto il bisogno di una replica. Se si aggiunge che alla Jessica Alba del primo capitolo fa seguito un’attrice che non è capace di uscire dall’inquadratura camminando in modo decente, si è assolutamente legittimati ad archiviare velocemente il caso. Deludono la trama rimasticata, la favola fuori tempo massimo del biondino ricco e della ragazzina nera povera, la generale mancanza di interesse nelle coreografie, di pathos (non funziona nemmeno l’idea dei soldi che servono per operare la nonna malata: è una scusa che ha passato la data di scadenza) e soprattutto di gusto (con tutte le cose belle che lo street style regala ai blogger con una macchina fotografica, qui pare di essere ai grandi magazzini!). Ma ciò che delude di più è l’assenza del minimo indispensabile di spettacolo cinematografico: i protagonisti saltano e ridono e piangono per l’ambizione di andare a chiudersi dentro uno studio televisivo, i cui tempi –strazianti- dettano ovviamente quelli del film che lo contiene.

venerdì 9 marzo 2012

SALVADOR DALI' A ROMA

ROMA - Assente da quasi sessant'anni, il genio visionario di Salvador Dali' torna a Roma per una grande mostra che si apre il 9 marzo al Complesso del Vittoriano. Esposti olii, disegni, documenti, fotografie, filmati, lettere, oggetti, per raccontare la sua pittura intrisa di sogni, incubi e ossessioni, alla continua ricerca di quel 'meraviglioso', che fu la cifra del movimento surrealista. Dal titolo 'Dali'. Un artista, un genio', l'importante rassegna (prodotta da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia) presenta capolavori dalla Fundacio' Gala-Salvador Dali' di Figueres e vanta la collaborazione e il supporto di grandi istituzioni museali come il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Thyssen-Bornemisza Collection. A curarla Montse Aguer, direttrice del Centro per gli studi daliniani alla Fundacio' Gala-Salvador Dali', e Lea Mattarella dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, che hanno puntato a documentare la grandezza dell'artista e l'originalita' del personaggio, il cammino umano e creativo di un uomo che ha contrassegnato un'epoca con la sua opera.
Nel percorso espositivo, particolare rilievo e' stato inoltre assegnato alla relazione tra Dali' e l'Italia, della cui cultura fu profondamente influenzato. Una relazione che e' stata oggetto di nuovi, inediti approfondimenti. Il confronto con i maestri del passato, soprattutto con quelli, insuperati, del Rinascimento italiano, e' infatti alla radice della sua poetica. Un dialogo costante che, lontano dall'emulazione, si tinge di scontro, sfida, lotta, competizione alla pari. Dali' vuole ardentemente essere Raffaello o Michelangelo, arriva a inserire perfino il suo nome in un foglio autografo (presentato in mostra) dove valuta stile, colore, invenzione, disegno dei giganti dell'arte antica.
A documentare questa tensione, ecco un'opera degli esordi che e' proprio il giovanile 'Autoritratto con il collo di Raffaello' del 1921, in cui l'artista rivela fin da subito il suo desiderio di identificazione con il Divin Pittore.
E non manca la sua rivisitazione di Michelangelo, che invece chiude la rassegna. Immagini ispirate alla Pieta' vaticana e al Giorno e la Notte delle Cappelle Medicee a Firenze mostrano come per il pittore spagnolo guardare all'antico non abbia significato fare a meno del proprio lato visionario. In mezzo ai due grandi del passato, scorre il mondo onirico, inquietante, denso di suggestioni di Dali'.
Dopo la fase divisionista (Bagnanti) e realista (Ritratto di ragazza del '25), arriva l'incontro con Picasso e il cubismo (Omaggio a Satie), ma soprattutto con Gala, sua compagna di vita, e il surrealismo, documentato da una carrellata di capolavori, tra cui 'Il sentimento della velocita'', 'Figura e drappeggio in un paesaggio', 'Gradiva ritrova le rovine antropomorfiche (fantasia retrospettiva)', 'Il piano surrealista', 'Cortile Ovest dell'Isola dei morti (ossessione ricostitutiva da Boecklin)', 'Coppia con la testa piena di nuvole', 'Autoritratto con pancetta fritta', 'Eclissi e osmosi vegetali',' Singolarita'', 'La couple', lo 'Spettro del sex appeal', 'Impressioni d'Africa', scaturite da un viaggio in Sicilia. Il rapporto con l'Italia non ha riguardato solo l'arte classica. Dali' entro' in stretto contatto con l'intera produzione culturale italiana del '900. Non solo i Valori plastici di de Chirico, ma anche l'interscambio con registi come Visconti o Fellini, o Anna Magnani con cui sognava di fare un film. In mostra c'e' perfino la Vespa della Piaggio su cui Dali' intervenne nel 1962: lo scooter, infatti, venne ribattezzato Dulcinea come la donna amata da Don Chisciotte, una delle molte ossessioni del visionario Dali'.
© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

mercoledì 7 marzo 2012

FESTA DELLA DONNA

La giornata internazionale della donna (comunemente definita festa della donna) ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel1911 e in Italia nel 1922.